Il sogno realizzato del tandem bianco
Il lunedì mattina fa quell’effetto lì un po’ a tutti. Via, inutile negarlo. Specie se è un lunedì di fine maggio e i giorni prima il clima è stato clemente. Così c’è scappato anche il primo giro all’aria aperta, spiaggia o montagna che sia. L’ultima neve e i fiorellini che spuntano, il mare con l’orizzonte fra indaco e turchese che ti fa dimenticare la città che morde lo spazio.
Ecco, quindi, buone dosi di caffè, la faccia e la schiena già cotte dal sole, rintronato come dal vento sul ponte di una nave, comincia la routine. Telefonate, mail, appuntamenti all’ultimo minuto (la spia in un poliziesco che deve consegnare un microchip con formule segrete contenente le sorti dell’umanità è più rilassata), corse e rincorse. Ok, lavoro, niente più. Ma come recita il “monumento di parole” sul lungomare di San Benedetto del Tronto: “Lavorare, lavorare, lavorare… preferisco il rumore del mare”. Opera di Ugo Nespolo, si ispira a dei versi del poeta Dino Campana.
Poi alle dieci meno qualcosa il dlin che annuncia già l’ennesima mail della mattinata. Vabè vediamo chi è, me la tolgo subito dalle scatole. Oggetto: “Tandem Nostrum video with English subtitles”. Occacchio, Luis e Mercedes. La coppia di Siviglia conosciuta nell’agosto 2011, quando con il loro tandem bianco passarono per Pescara, una delle centinaia di tappe del loro viaggio con il mare sempre a fianco, sempre sulla costa. Partiti da Siviglia hanno percorso 15000 chilometri in 15 mesi passando per Spagna, Francia, Italia, Croazia, Albania, Grecia, Turchia, Giordana, Egitto, Tunisi e oltre.
Play. In sovrimpressione la scritta Tandem Nostrum (il nome dell’idea messa in pratica). E l’annuncio: “La vuelta al Mediterráneo en bicicleta, unidos pedaleando en una sola bici”. Si capisce: “Il giro del Mediterraneo in bicicletta, uniti pedalando una sola bici”. Il loro tandem bianco, appunto. Che per pedalare c’è da partire con lo stesso piede.
Asfalto, pianure, salite, deserto, pioggia, terra, neve anche. La preoccupazione dei genitori, gli amici salutati e poi riabbracciati dopo tutti quei mesi, i nuovi incontrati lungo il cammino. La stanchezza, i momenti di sconforto e l’aiuto ricevuto da persone fino a un minuto prima sconosciute. Sincronie del pedalare insieme. I problemi tecnici, caldo, sole, pioggia, le cadute e le macchine che insinuano il copertone. Le piste ciclabili buone e le strade piene di buche dove tenere in piedi un centinaio di chili fra bici, attrezzature, materiale. Tenda montana nel nulla. Le mani sporche di grasso della bici.
La “fraternidad” della grande famiglia mediterranea raccontata in un quarto d’ora di immagini e volti, musica balcanica, percussioni, suono dell’ud (il “mandolino” arabo) e convivialità a tavola.
Ora Luis e Mercedes sono a Siviglia, hanno un bellissimo bimbo, Lorenzo, nato “una noche de luna llena, rápido y ligero, con ganas de comerse el mundo” come scrissero in una precedente mail annunciando il lieto evento (nato una notte di luna piena, rapido e leggero, con una gran voglia di scoprire il mondo).
Torna in mente la foto scattata a San Benedetto, sotto le parole dette sopra, quando da Pescara li accompagnai fino a lì con una gran voglia di proseguire a pedalare. Ecco: “Que vaya bien, ragazzi”. E grazie a voi per aver condiviso questa fantastica storia.
Staccate tutto (anche il citofono) e guardate il video qui.
Una meraviglia, un sogno realizzato e la vita che si riempie di profumi, colori, suoni, paesaggi, persone, silenzi e quell’andare al ritmo delle tue gambe, del clima, della pianuara, della salita, della discesa, dell’asfalto e dello sterrato, quel tempo ritrovato nell’essenzialità del vivere. Grazie per aver condiviso questa bellissima storia.
Marco
Caro Marco, grazie a te per le belle parole e la condivisione. L’avventura di Luis e Mercedes è davvero una gran bella cosa. E averli conosciuti di persona per me un’esperienza di vita. Ciao!