Kaymakli, viaggio nel grembo di Madre Terra

Postato da on October 7, 2014 in a casa di Lori e Giò | 0 commenti

Kaymakli, viaggio nel grembo di Madre Terra

Come ogni anno Avalon  Counseling  e Media-Comunic-Azione organizza viaggi speciali, psicovacanze, in cui chi partecipa non va solo in vacanza ma fa anche un viaggio interiore alla scoperta di sè e della propria interiorità. In questo viene aiutato dalle energie dei luoghi, sempre particolari, che si visitano. Quest’anno alla fine di agosto abbiamo partecipato alla psicovacanza in Cappadocia, in Turchia.

La Cappadocia è un luogo magico. La conformazione del terreno composto da tufo vulcanico ha permesso che il paesaggio battuto dalle intemperie e dai millenni, assumesse una particolarità rara, somiglia ad un paesaggio lunare e nello stesso è tempo favoloso, magico, unico nel mondo. Nei secoli l’uomo ha sfruttato il fatto che le formazioni di tufo fossero molto tenere e friabili per scavare le sue abitazioni all’interno di esse. Ecco quindi che interi villaggio sono stati non costruiti, ma scavati all’interno della roccia vulcanica. Che meraviglia per un architetto pensare ad una città realizzata non con l’apporto di materiali, come siamo abituati a fare, ma addirittura per sottrazione!

La storia di questi insediamenti è antichissima, i primi furono scavati nel tufo presumibilmente tra l’VIII e il VII secolo A.C. Durante il periodo delle persecuzioni contro i primi cristiani le grotte e i passaggi sotterranei, già abitati in epoca Troglodita, divennero delle vere e proprie città sotterranee dove i cristiani che fuggivano dalle persecuzioni si rifugiavano ogni volta che si  prospettava un pericolo, sino alla cessazione delle persecuzioni con il regno di Costantino.

Immaginiamo che un bambino vi chieda di descrivere una città, dove vi porterebbe la vostra immaginazione? Probabilmente pensereste a case, strade piazze, qualcosa a cui siete abituati magari vicino al mare o in cima ad un colle, difficilmente vi verrebbe da pensare a una città che si dipani nelle viscere della terra, una città sotterranea. Una di queste è quella di Kaymakli in Cappadocia.

Siamo arrivati alle porte di Kaymakli nel primo pomeriggio del 31 agosto. Ci siamo trovati di fronte a un piccolo ingresso che non lasciava presagire che sotto di noi potessero esserci 8 livelli sotterranei di cui solo i primi 4 attualmente visitabili.

Eravamo una  ventina di persone e in fila indiana, ci siamo apprestati ad entrare nei sotterranei. Non tutti sembravamo convinti di affrontare questa nuova esperienza e qualcuno ha rinunciato, forse avvertendo un leggero senso di claustrofobia. Noi che abbiamo deciso di entrare ci siamo trovati a scendere chinati su noi stessi attraverso cunicoli stretti e a volte ripidi alti meno di un metro. La temperatura era costante, circa 15°.

La prima cosa sorprendente, arrivati ai primi livelli, è stata sentire l’aria muoversi sui nostri visi, quasi come una carezza rassicurante. Gli antichi abitanti hanno scavato nella roccia dei cunicoli di areazione che sono serviti sia per comunicare tra loro nei vari ambienti, che per trasportare i cibi e gli animali dalla superficie alle stanze del sotterraneo.

Eravamo nel grembo della terra. Sempre più in basso, sino al quarto livello sotto la superficie. I corridoi e le stanze erano illuminati dalla luce artificiale e per un attimo in quelle stanze, in cui sono vissuti per anni uomini e donne al riparo da pericoli e guerre, abbiamo voluto ascoltare le sensazioni, le emozioni e le energie che arrivavano da quegli ambienti. Chiudendo gli occhi, cercando di ascoltare profondamente, di toccare le pareti ruvide e nello stesso tempo morbide di roccia abbiamo provato ad immedesimarci negli antichi abitanti di quei luoghi, quali potessero essere le loro sensazioni, i loro timori nel vivere così lontano dalla superficie terrestre e dal calore de Sole. Dopo qualche attimo in cui abbiamo sentito un po’ di timore nel saperci così intensamente nelle profondità terrestre, ci è arrivata  forte e in qualche modo inaspettata, la sensazione di sentirci protetti, la certezza che lì non ci fosse niente da temere. Allora abbiamo compreso il senso di protezione e accoglienza che proviene dall’essere nel grembo della Terra. La forza permeante dell’energia della Madre Terra. E’ stato come un ritorno nell’utero materno, dove tutto è costante, morbido e ovattato, proprio come a Kaymakli.

Abbiamo sentito e accolto in noi l’energia della Grande Madre? Noi pensiamo di sì. Ed è bello, ora che siamo tornati alla nostra normale vita di tutti i giorni, poter richiamare quelle sensazioni che ci hanno portati a sentirci protetti e al sicuro, basta chiudere gli occhi, immaginare di essere nuovamente lì, nella magica terra di Cappadocia.

A cosa è servito questo esercizio? A farci comprendere che possiamo attuare una strategia:

Sicuramente ognuno di noi porta in se il ricordo di momenti in cui in un luogo si è sentito particolarmente a suo agio e protetto, e allora ogniqualvolta ne dovessimo sentire il bisogno basterà riportare a noi quel ricordo, quella sensazione per ricontattare la nostra madre interiore e sentirci accuditi. 

E di questa, come delle altre magnifiche Psicovacanze organizzate da Avalon ringraziamo infinitamente Zuleika Fusco e il suo magnifico Staff, che tutto organizza, prevede e accudisce con amore. Per quanto ci riguarda siamo già prenotati per la prossima avventura nel mondo e nell’anima.

 

 

 



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