C’è la massa… E poi c’è l’essere umano che si distingue dalla massa, perchè avverte in sé il bisogno di crescere e migliorare se stesso. Spesso comincia a mettersi in discussione per rielaborale una condizione di disagio e di dolore. Si inizia al suo percorso e ne compie con volontà la prima parte. Osserva i primi netti progressi, scopre risorse e, se non si accontenta delle conquiste fatte, lentamente il suo desiderio di evolvere diventa un bisogno profondo, un valore.
Nel tempo comprende che la sua crescita non è un processo di acquisizione, ma un viaggio a ritroso. Evolvere infatti non significa acquisire una forma nuova, che non gli appartiene, ma riscoprire in sé la luce, liberandosi dalle sovrastrutture, dopo essersi immersi nel proprio mondo infero e aver conosciuto l’ombra.
Se i primi passi comportano il rischio di subire la seduzione della falsa luce che si intravede dall’esterno e di voler ritornare in superficie, ad un tratto occorre uno shock, un’umiliazione che ridimensioni il pericolo di cedere alle tentazioni dell’ego. Nulla è infatti più insidioso di quel senso di essere arrivati e di sapere che ci prende quando apriamo un primo occhio.
E non c’è niente di più umiliante e doloroso di sapere che si è potuti essere inconsapevoli o mediocri in mille circostanze della vita, delle relazioni, del vivere sociale. Egli riparte da qui. Dall’accettare il proprio lato oscuro e dalla necessità di indagare e affrancare la coscienza per riscoprire la propria antica natura luciferina. Dal confronto con la disillussione che lo mette a nudo nasce la sua fiducia autentica, la rivelazione di quella scintilla di luce che ha in sé.
Diventerà conscio della sua regalità e si atterrà ai doveri etici che questa comporta, primi fra tutti la responsabilità del proprio percorso, l’umiltà di ricordare che il viaggio non sarà mai completo e il servizio verso le altre creature.
A livello simbolico quell’umiliazione, quel dolore inatteso è l’opportunità di rientrare nell’antro più profondo della terra, nel ventre della grande madre Iside, che, unica, conosce il vero nome di dio e i segreti della guarigione. Nel ventre della madre l’iniziato comprende il femminile potere di trasformazione. La sua conoscenza passa dalla testa al cuore. Il viaggio intrapreso tempo prima per cominciare a sgrezzarsi giunge al suo apice.
Alchimista che lavora sulla propria materia, egli deve conoscere la sua nigredo, il “nero più nero”, la putrefazione, per poter rinascere.
Così diventa mezzo tra cielo e terra, dove vivono gli dei di cui raccontano i veda e dove trova l’equilibrio tra materia e spirito. L’iniziato che introietta il valore dell’attraversamento della crisi comincia a creare in sé un ego consapevole, quel centro di gravità permanente caro agli insegnamenti sufi, che ha la funzione interiore di crescere e mediare le sue parti nell’attesa della ri-membranza, intesa come recupero del ricordo della sua natura e ricostituzione del sé originario.
Ringrazio per l’articolo, un aiuto per ritrovarsi nei vari passaggi e sentirsi sostenuti. Grazie
grazie, cara Laura. buon viaggio interiore e nel mondo. “vieni ancora a trovarci” 🙂
Grazie!!percorso difficile ma necessario!!